La famiglia Perrando è una delle
più antiche di Sassello e il primo suo componente di cui si ha notizie è Guido
Pranda portato a Susa da Federico Barbarossa nel 1163 come ostaggio di Sassello
e là giustiziato.
E' da notarsi che il nome Perrando è venuto consolidandosi solo fra il 1300 e il 1400. Nei tempi più antichi venivano designati indifferentemente coi nomi di Pranda, Prandi, Parda, Pardi, de Prandis, de Pardo. Non è raro trovare in uno stesso documento la stessa persona citata con due ed anche con tre variazioni del nome.
A cominciare dal principio del 1300 sino alla metà del 1800, membri di questa famiglia si trovano invariabilmente citati in tutti i documenti che riguardano la vita pubblica del Comune.
Come è noto, le notizie di questo paese sono molto scarse finché ne furono feudatari i marchesi di Ponzone, ma diventano piuttosto abbondanti da quando, nel 1293, a questi si sostituisce Branca Doria e suo figlio Bernabò.
I sassellesi non mancarono di avvertire la differenza che intercorreva fra i vecchi feudatari che erano muniti di regolare investitura imperiale e i nuovi signori che ne erano completamente privi. Ben presto si imposero per discutere delle convenzioni e un Bonadeo Perrando si trova fra i membri della prima commissione eletta a tale scopo nel 1301. La discussione venne ripresa nel 1365 e della commissione faceva parte un Percivale Perrando e il nome di Perrando figura in tutte le altre nove commissioni nominate a tale scopo sino alla fine del 1500.
Nel 1427 un Giovanni Perrando fu per una decina di anni consigliere del comune di Savona, e il suo nome fu iscritto alla nobiltà di questa città.
Un Giacomino Perrando fu, nel giugno 1593, promotore della rivolta contro i Doria. Condannato a morte e alla confisca dei beni, si salvò fuggendo oltre i confini, ma morì prima che la Repubblica di Genova avesse promulgato l'indulto a tutti i condannati dopo aver acquistato la regolare investitura del feudo dall'Imperatore.
Il diciassettesimo secolo vide molti componenti della famiglia Perrando distinguersi per opere di carità ed è precisamente durante il 1600 che ha inizio la fondazione delle opere pie istituite in Sassello che portano questo nome. Nel 1607 fu fondato un monte Pietà e fra i 189 fondatori concorsero 14 Perrando.
Nel verbale di giuramento di fedeltà alla Repubblica di Genova del 1612, figura il nome di 27 capifamiglia che portano il nome di Perrando.
Fra tutti i componenti della casata spicca sopra tutti, in questo periodo, un Pier Maria che, rimasto vedovo, prese gli ordini sacerdotali e dopo pochi anni, nel 1626, fu nominato parroco della chiesa di S. Giovanni Battista (il ritratto di don Pier Maria Perrando è esposto in museo). Il paese di Sassello era stato in gran parte incendiato dalle truppe di Carlo Emanuele I in quel medesimo anno e gli animi dei sassellesi erano esacerbati anche dalle discordie provocate da un ordine del vescovo di Acqui che imponeva la scissione della parrocchia. Il nuovo parroco, dotato di grande bontà e di parola molto persuasiva, ebbe il merito di riportare la pace fra la popolazione dimostrando che due parroci potevano comodamente vivere nel paese. Lo stesso parroco fece piantare quegli olmi sul piazzale della chiesa che, sino a pochi anni fa, davano un aspetto tanto caratteristico a tutto il paesaggio.
Nel 1700 sono numerosi i Perrando che si distinsero in vari campi: ecclesiastica, magistratura, medicina, armi. Fra tutti:
‒ Ottavio, frate cappuccino, mandato in Corsica dal governo ligure a sedare gli animi allo scoppiare dell'insurrezione degli isolani.
‒ Simone Francesco, giureconsulto di Genova.
‒ Jacopo, laureato in medicina a Genova fu protomedico all'ospedale di Pammatone dopo essersi laureato anche a Torino.
‒ Gio Batta detto Basciscia, prima membro del Comitato del popolo poi priore del Comune, si prodigò, sacrificando le finanze personali, ad aiutare i meno abbienti durante la carestia di fine secolo.
Fra i più importanti del 1800:
‒ Giò Michele (del ramo Perrando "Millifìn"), ebbe parte attivissima nella amministrazione del Comune, fu consigliere del pittore Brusco nella scelta dei soggetti con cui decorare la chiesa della S. S. Trinità da poco eretta in parrocchia. Raccolse nella sua casa molti libri specialmente di storia, ha lasciato inoltre scritta un'accuratissima cronaca dei tempi calamitosi della rivoluzione democratica, delle guerre napoleoniche e delle carestie. Queste memorie furono controllate ed usate dagli studiosi savonesi Noberasco e Scovazzi.
‒ Simone Benedetto (del ramo Perrando "Pistulìn"), laureato in legge, magistrato presidente del Tribunale e consigliere presso la Corte d'Appello di Genova, fu anche Senatore di questa città.
‒ Giò Batta (del ramo Perrando "Basciscia"), prelato morto custode del Santuario di Savona, raccolse una quantità di notizie storiche su Sassello (l'originale delle sue memorie è conservato nell'archivio degli Amici del Sassello).
‒ Un altro Giò Batta fu padre generale degli Scolopi in Roma, scrisse le voci Ovada-Sassello-Tiglieto per il "dizionario" del Casalis, lasciò la sua magnifica biblioteca alla parrocchia della S. S. Trinità. Il suo ritratto è conservato nella sala consigliare del Comune di Sassello che ha sede nel palazzo che lasciò in eredità proprio allo scopo di dare una degna sede alla pubblica amministrazione.
‒ Don Pietro Deo Gratias (nella foto), che certamente può essere considerato l'astro maggiore di tutta la casata. Fu parroco di Santa Giustina (Stella) dove costruì una nuova chiesa parrocchiale, con relativa canonica e cimitero, fondò la scuola per l'insegnamento elementare rendendosi molto amato e stimato dai suoi parrocchiani. Naturalista di grande fama, fu uno dei pionieri di quelle scienze che ebbero la loro "alba" nel 1800: la paleontologia (raccolse nel bacino Sassello-Santa Giustina migliaia di fossili poi ceduti all'Istituto di Geologia dell'Università di Genova, allora diretto dal prof. Arturo Issel, alcune centinaia sono esposte nel museo di Sassello), e la paletnologia (raccolse nel comprensorio sassellese centinaia di reperti litici preistorici, oggi esposti in vari musei, i più noti in quello di Genova-Pegli). Prima di cedere la sua collezione all'Istituto di Geologia ospitò i campioni raccolti nella casa dei suoi fratelli (l'attuale sede del museo), poi volle avere libero un appartamento che possedeva nelle vicinanze e presto riempì anche quello, poi tentò di invadere la casa dei suoi parenti più prossimi. Nacque il 19 gennaio 1817 e morì il 19 gennaio 1889 pochi minuti dopo aver compiuto i 72 anni.
Il ceppo dei Perrando di Sassello andò, fra la fine del 1800 e l'inizio del 1900, rapidamente spegnendosi. Molti i prelati, molti i matrimoni sterili o mancanti di discendenza maschile.
Nella prima metà del 1900 i Perrando maschi di discendenza signorile residenti in Sassello erano ridotti a quattro: Michele, farmacista in Acqui Terme; Gian Giacomo, professore ordinario di medicina legale a Cagliari poi a Genova; Giuseppe (Pippo), consigliere di Cassazione (il ritratto della moglie Benedetta Barberis è esposto in museo); Jacopo (nella foto), direttore dell'ospedale pediatrico di S. Filippo in Genova. Solo Jacopo ebbe due figlie: Egle e Ebe, che non si sposarono e quindi con loro è venuta ad estinguersi la famiglia Perrando di discendenza signorile dimorante a Sassello.
Ebe (nella foto con Egle), l'ultima superstite, morì il 9 agosto 1962, negli ultimi suoi anni fu tormentata dall'idea di vedere definitivamente spenta la famiglia e allo scopo di tramandarne il ricordo, pensò di mettere una clausola nel suo testamento. Lasciando erede universale l'Ospedale San Antonio di Sassello, manifestò il desiderio che gli oggetti di maggior pregio fossero conservati in ambienti della casa dei suoi avi a cui fosse consentito l'accesso al pubblico. L'Ospedale affidò pertanto all'associazione Amici del Sassello l'incarico di costituire un museo da intitolare alla famiglia Perrando mettendo a disposizione tutto il secondo piano della casa.